Illusioni perdute
Banche, imprese, classe dirigente in Italia dopo le privatizzazioni
PIETRO MODIANO, MARCO ONADO
Le privatizzazioni sono state una svolta importante nella storia italiana recente: volevano essere la via per risolvere i problemi che si erano andati accumulando, una reazione al rallentamento della crescita economica e una spinta per le riforme che venivano realizzate con difficoltà. Erano vissute come un segnale importante del cambiamento e il primo decisivo passo verso la trasformazione del paese: in questo senso si caricavano di aspettative e speranze, che andavano ben al di là della dimensione puramente finanziaria. Invece l’appuntamento degli anni Novanta non ha dato i risultati sperati e il rallentamento dell’Italia rispetto agli altri paesi si è ulteriormente accentuato. Un bilancio amaro per gli autori, che hanno vissuto da protagonisti quel periodo e che lo ricordano come un’esperienza unica, dove si fondeva passione civile e impegno professionale; si scorgeva finalmente la possibilità concreta di imprimere una svolta: le privatizzazioni avrebbero fatto dell’Italia un paese migliore, con una classe dirigente finalmente adeguata. Perché questa ennesima occasione perduta?
Pietro Modiano è stato ai vertici di alcune delle principali banche italiane: Credito Italiano, Unicredit, San Paolo, Intesa San Paolo. È stato anche presidente di Carlo Tassara, di Nomisma e della SEA aeroporti di Milano, e da ultimo presidente e commissario per conto di BCE della Carige. Marco Onado è docente nell’Università Bocconi; è stato ordinario nelle Università di Modena e Bologna ed è editorialista de «Il Sole-24 ore». È stato Commissario Consob dal 1993 al 1998. Ha pubblicato diversi libri, l’ultimo dei quali è «Alla ricerca della banca perduta» (Il Mulino, 2017).
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